
La tradizione alimentare costituisce un forte richiamo turistico e culturale
del posto. Contribuisce attivamente alla crescita socio-economica. La cucina è
semplice, genuina e trova la punta di diamante nell’utilizzazione degli ortaggi
provenienti dalle campagne . La tradizione culinaria di Amendolara pone le
proprie basi sulle risorse agro-colturali dell’Alto Jonio Cosentino, ed è
caratterizzata dall’uso di ingredienti base comuni con i paesi della Sibaritide.
Le ricette si sono poi diversificate nei diversi luoghi sia a seconda dell’uso
della famiglia sia a seconda del gusto
personale. I primi piatti per eccellenza
sono “
i rascjcatilli”, pasta fresca fatta con farina e acqua a forma
di piccoli pezzi cavati con le dita e conditi con sugo di pomodoro fresco e
basilico o con ragout di agnello e una spolverata di peperoncino rosso piccante
della zona. Molto prelibati sono anche “ i ferrazuoli”, pasta fresca a forma di
bastoncini cavati con un ferro sottile e quadrangolare e conditi con ragout
meridionale di carne. Sono entrambi piatti della tradizione contadina, spesso
arricchiti dal gusto intenso della ricotta stagionata e grattugiata in scaglie
direttamente sopra il piatto al momento del servizio. La ricotta, di produzione
artigianale, sostituiva negli anni ’50 il formaggio utilizzato solo nelle
“grandi feste”. I meno abbienti erano soliti utilizzare “a mullic”, pane
raffermo grattugiato e spadellato in poco olio extravergine di oliva insieme a
polvere di peperoncino e a un trito d’aglio, che imprime ai piatti un gusto
particolarmente delicato ma saporito nello stesso tempo. I dolci più tipici
sono: Quelli del periodo di Natale: – “I crispi” sono fatti con farina di grano
, acqua e lievito, sono a forma di grandi anelli, fritti in olio extravergine di
oliva a 170 °C. si possono degustare con zucchero a velo; – “I cannaricoli”:
grossi gnocchi fatti di farina, pepe nero, vino ed un pizzico di lievito, anche
questi fritti nell’olio di oliva. Nel periodo pasquale è usanza comune preparare
le “cullure” e i “pastizzi”. La “cullura” è il pane pasquale, ha un significato
originale di nuova vita, l’impasto è fatto con farina, uova cannella, semi di
finocchio, strutto, sale e lievito, il tutto viene lavorato e modellato a forma
di corono intrecciata nelle quali uova in numero sempre pari. I “pastizzi” sono
tipici del periodo pasquale, sono dei pseudo- calzoni fatti con farina, strutto,
sale e pepe, ripieni di carne ed interiora di capretto, conditi con pepe,
prezzemolo, aglio e rosolati in olio di oliva con l’aggiunta di salsiccia, cotti
in forno.
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